Happy easter

Festività pasquale, rito sociale in cui ritrovarsi insieme per celebrare l’archetipo della morte della rinascita. Tante uova e alcune rotte, nel paniere. La socialità non sempre porta letizia, a volte l’incontro con l’altro diventa uno scontro, proprio in virtù delle differenze di cui ognuno è portatore. E così si diventa alieni, l’uno per l’altro, dei mostri non sempre facili da guardare, figuriamoci parlarci. In realtà il mostro mostra e, con coraggio, possiamo andare oltre il nostro spavento e capire di cosa ci sta parlando.

Come dicevo, l’alieno appartiene all’altrui, è un estraneo, e quindi non mio, o non dell’altro, nel caso in cui l’alieno fossi io. L’estraneo è poi strano, perché diverso dal conosciuto, e quindi sconosciuto, ignoto. Prendendo come punto di riferimento noi stessi e le nostre volontà e direzioni mentali e fisiche, l’alieno può risultare avverso, ossia contrario, renitente, restio, sfavorevole, refrattario.

Su questi tre assi si è sviluppata la mia Pasqua, che ha coinvolto il mio corpo e il suo incontro con un virus intestinale, e la mia mente, e il dialogo con una persona a me aliena, che mi ha parlato di alieni e che, secondo me, era alienata. Sia l’incontro con il virus intestinale che con la persona alienata, o con il mio essere alieno a quella persona, fate voi, ha lasciato su di me dei segni ancora presenti, che cercherò di allontanare da me, scrivendo. Il timore è che, se non riuscirò a liberarmi, questa parte aliena avrà il sopravvento, visto che già mi sto deformando tra smorfie di dolore, colorito giallognolo e produzione di odori sgradevoli.

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Inizio affidandomi alla santità di Wikipedia, che suddivide il mostruoso in tre tipologie:

  • Abnorme e deforme, con dimensioni alterate, eccessivamente piccole o grandi (come avviene nei nani, nei giganti o negli animali cresciuti a dismisura). Ho sempre avuto un debole per le “anormalità”, ricordo, ad esempio, l’affetto provato per i mostri umani del film freaks.

  • Ibrido, perché presenta caratteristiche proprie di differenti specie viventi (incroci fra la razza umana e quella animale o vegetale, variamente combinate, come il centauro, la chimera, l’ippogrifo). Anche gli ibridi mi appassionano, dai risultati degli esprimenti di Mendel alla lettura dei romanzi Fantasy.

  • Sovrannaturale, perché presenta caratteristiche che, contravvenendo alle leggi naturali e della fisica, non appartengono al mondo naturale. In questa tipologia rientrano i demoni, i super-eroi e, forse, anche i marziani, intendendo come natura la nostra natura e non la loro.

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Fin qui tutto bene, nel senso che l’essere diverso non ha alcun elemento problematico o di valore. Il problema sopraggiunge, nella nostra mente, quando cerchiamo di prevedere se, una tal stranezza, possa essere buona o cattiva per la nostra integrità. La cosa o la persona che differisce mette in discussione la prevedibilità degli eventi e quindi il loro controllo. Il nuovo visto come minaccia e non come risorsa o come non minaccia.

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Mi viene in mente il vecchio cieco di Frankenstein che ospita il mostro proprio perché sospende, suo malgrado, il giudizio razionale collegato alla vista e accede ad un sentire più profondo. Facendo come lui, potremmo scoprire, magari, che il mostro o l’alieno, lo è suo malgrado, come E.T. che si era perso o come Toxic Avenger (in foto), caduto in un contenitore di rifiuti tossici perché inseguito da di malviventi.  L’alieno ha una storia che lo rende alieno e un suo percorso per ritrovare la via di casa. Possiamo mostrare empatia lasciando a lui la responsabilità di normalizzarsi, senza sentirci per forza coinvolti. In breve, possiamo essere i primi a lasciarlo in pace questo mostro, allontanandoci da lui, senza disprezzarlo, continuando a vivere lasciandolo vivere.

Questo ragionamento mi spinge ad andare avanti, magari tutto questo malessere è l’inizio di un benessere inaspettato…

Oltre all’elemento adattivo, di prevedibilità degli eventi, la psicologia introduce un ulteriore elemento, più introspettivo. La mostruosità, infatti, può essere associata anche al modo in cui giudichiamo noi stessi: il mostro in quanto specchio.

tumblr_mk5ftvVnGs1qeqx7ko1_1280Spiegato in altre parole, le nostre paure e ansie, rispetto all’altro da noi, allo sconosciuto, potrebbero essere traslazioni immaginarie di nostre difficoltà. Un esempio classico sono le proiezioni, in cui la persona affibbia all’altro, tutto ciò che non accetta di sé stessa. In questo modo il brutto è il bello che non

 troviamo in noi, l’antipatico è il simpatico che non riusciamo ad essere, il pacchiano è quel vistoso che non ci permettiamo di essere. In questa scelta di continuità fra l’Io e il mondo, il primo viene giudicato come dimora e baluardo del giusto e del bello, il secondo come un ambiente esterno, ricettacolo dell’ingiusto e del brutto, e pieno di stalkers. Ma perché poi tutti i mostri vorrebbero qualcosa da noi non è dato sapersi. Non saremo noi un po’ asociali, abitudinari e intolleranti?

Seguendo questa pista penso sia interessante capire qual è il messaggio esistenziale di tutto ciò.

Anche il mio virus sicuramente voleva dirmi qualcosa e, in ogni modo, il confronto con lui mi ha reso più forte. Lo stesso è valso per l’incontro con quella persona alienata, in fondo è a lei che devo la redazione di questo articolo. L’opportunità dell’incontro con l’altro è paradossalmente quella di riappropriarsi di noi, re-owning, lasciarci trasformare dall’altro e, inevitabilmente trasformarlo. L’interesse per uno psicologo è proprio quello di lavorare con queste parti scisse, questi pezzi di sé che ci perseguitano perché alieniamo. Paure, giudizi, desideri rimossi, abitudini all’evitamento, inconsapevolezze, sono tutti atteggiamenti che ci alienano, ci estraniano da noi stessi e dagli altri, ci privano di parti di noi mutilandoci, in tal modo ci impediamo di essere noi stessi in maniera completa.

Il mostro, l’alieno, non è che una proiezione che diventa spiacevole quando perturba in maniera nevrotica la nostra frontiera-contatto con l’esterno. Siamo noi a creare i mostri, in tanti modi diversi, e ce ne spaventiamo anche se loro hanno solo bisogno di essere riconosciuti e accettati. Alcuni esempi:

  1. Il mostro proiettivo, materializza le nostre paure e vergogne.

  2. Il mostro introiettato, materializza le pressioni esterne a cui abbiamo ceduto.

  3. Il mostro deflesso, materializza ciò con cui abbiamo evitiamo di entrare in pieno contatto. Il demone della superficialità e del pregiudizio.

  4. Il mostro confluente, materializza ciò che copiamo senza farlo nostro. Il demone della compiacenza.

  5. Il mostro egotico, materializza la negazione dell’essere parziale attraverso l’illusoria autosufficenza, invulnerabilità e  onnipotenza. Il demone della saccenza.

  6. Il mostro retroflessivo, materializza su di se ciò che vorrebbe fare agli altri. Il demone masochista.

  7. Il mostro desensibilizzato, materializza la negazione della sofferenza e quindi del piacere attraverso un’illusoria sopportazione e mancanza di reattività. Il demone anestetico.

  8. Il mostro proflessivo, un incrocio fra un proiettivo e un retroflessivo, materializza sugli altri quello che vorrebbe che fosse fatto a lui. Il demone crocerossino/sadico.

Non so se si tratta di mostri verosimili o di vari aspetti dello stesso mostro, quello che è certo è che il mostro è solo negli occhi di chi lo vede. Ma quindi come rendere l’incontro con lui meno violento e più piacevole? Forse basterebbe avere il coraggio di parlargli, capire cosa vogliono da noi, vedere se possiamo darglielo, in breve, entrare in contatto. Magari sono come i fantasmi, quando li tocchi scompaiono…

Buona notte.

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