18 gennaio 2015,
alle 14:00 prendo il volo Toulouse – Roma, nella valigia un nuovo metodo per trasformare in narrazioni audio-visive altamente coinvolgenti, messaggi di qualunque tipo. Sono passati quattro mesi, da quel 16 ottobre 2014, in cui ebbe inizio questa avventura finanziata dalle politiche di innovazione del tessuto produttivo della Regione Lazio.
L’obiettivo, di collaudare un nuovo possibile servizio cinematografico da immettere sul mercato, è stato raggiunto. Il “video scrivano” o “video écrivain public” è un professionista della comunicazione audiovisiva e della relazione di aiuto che offre i suoi servizi a chiunque fosse interessato a comunicare pensieri, emozioni o intenzioni, personali, in modo autentico, attraverso un canale video. Proprio come facevano gli scrivani di una volta, il suo lavoro è quello di vendere la sua alfabetizzazione, questa volta audiovisiva, a chi non aveva le competenze per comunicare, in modo chiaro e comprensibile.
In questo articolo lascerò la parola a due video, realizzati in questo periodo:
- il primo riguarda una sessione di video scrittura con un cliente;
- il secondo è l’anteprima del video di documentazione del progetto.
Nel primo, viene mostrato un momento di “contatto pieno“, per utilizzare un termine di Gestalt Therapy, tra Monsieur B e le sue scelte comunicative. Attraverso tecniche percettive, la persona viene invitata ad entrare in uno stato di fusione olistica con il contenuto e la forma del suo messaggio. L’accompagnamento psicologico, di questa fase, facilita la sana “confluenza” di percezioni, emozioni e pensieri, tra la rappresentazione dell’io del mittente e quella del tu del destinatario. Durante gli incontri successivi, documentati all’interno di altri video presenti sul mio canale Youtube, il “ciclo dell’esperienza” viene portato a compimento, accompagnando la persona fino alla fase di post-contatto, momento in cui il video viene visionato, valutato e, eventualmente, modificato seguendo sempre i bisogni comunicativi del cliente, rivissuti nel qui e ora.
Il lavoro con Monsieur B. si è rivelato molto intimo ed emozionante. In questa storia di emigrazione, la potenza del messaggio si rivela nella creazione di un contesto di vicinanza emotiva e distanza fisica, qualcosa che coinvolge mente, stomaco e cuore. Un suono sordo, che difficilmente emerge in superficie perché potrebbe deflagrare come il ricordo rumoroso di una situazione dolorosa e immutabile, diviene un abbraccio, commovente, solidale, di presenza umana…
Buona visione.
Come video scrivano il mio compito, in questa fase, è stato quello di chiedere al cliente di cosa avesse bisogno lasciandolo libero di condurre il proprio assemblaggio finale. La libertà nella sceneggiatura, oltre che nella raccolta del materiale audio-video, è fondamentale per garantire il rispetto dell’autenticità del messaggio. In questa manipolazione c’è aggressività costruttiva, nel senso che la persona affronta, con decisione e chiarezza, la sua opera grezza, la taglia e la frantuma, la mastica per poterla elaborare. Attraverso la frammentazione aumenta la superficie emozionale del messaggio che, solo così, può essere allungato o accorciato, in ogni sua parte, amplificato o zittito, rispettando le volontà del mittente. La creazione di un setting motivante, accogliente e non giudicante, aiuta molto la persona ad autorizzarsi a giocare con la plasticità del proprio io e a muovere liberamente le differenti parti. Via via che la rielaborazione continua, l’insieme del messaggio è reso morbido e riscaldato, e le emozioni cominciano a sceglierne le parti sostanziali. Tutto il materiale raccolto diviene così una specie di “bolo emozionale” informe che dovrà essere strutturato e messo in sequenza, attraverso due passaggi.
- Con il trattamento dello storyboard, l’idea assume una forma narrativa visiva, analoga, simile e differente rispetto a quella iniziale, grazie alla capacità dell’autore di far dialogare soggetto e sceneggiatura.
- Con la scaletta della sceneggiatura, invece, vengono scelte e posizionate le immagini, il testo e le musiche, definendo “quando e come” sovrapporre o sfalsare gli elementi fra loro, e “se e quali” transizioni video utilizzare.
L’obiettivo del montaggio è riuscire a suggestionare lo spettatore, ossia renderlo cosciente di un’idea, convinzione o desiderio, manifestandogli le nostre impressioni e sensazioni soggettive sul tema. Questo lavoro di armonizzazione audiovisiva di un messaggio interiore, per alcuni versi mi ricorda la digestione e per altri la prosodia. Superato il momento di masticazione e di bolo emozionale, di cui parlavo prima, il passo successivo è infatti quello di dar voce alla rielaborazione. La prosodia è un termine utilizzato in musica o in poesia, di cui sono venuto a conoscenza proprio realizzando un video messaggio con una cantante lirica. Fu lei a propormelo, per definire questa fase e ne approfitto, in questa sede, per tentare di utilizzarlo per un’abduzione. In grammatica la prosodia si occupa di regolare la quantità sillabica e gli accenti tonici. Nel linguaggio audiovisivo la prosodia potrebbe allora occuparsi della quantità di immagini e della loro importanza visiva rispetto al prodotto finale. Per aumentare il “peso visivo” di un’immagine in una composizione, per esempio, si può aumentarne la presenza o la pregnanza. Il concetto ha ancora bisogno di essere chiarito e cercherò di approfondirlo in un secondo momento…
Il secondo video è in francese, non l’ho tradotto confidando nel valore delle immagini e in ciò ho scritto in precedenza. Buona visione!