Camminare, di per sé, è un’attività che facilità la meditazione.
Dal pellegrinaggio all’andarsi a fare un giro, ogni passeggiata può diventare l’occasione per osservare il mondo esterno e/o il proprio mondo interiore con consapevolezza. Le camminate consapevoli, in diverse forme e sotto doversi nomi, continuano a essere utilizzate da millenni. Le più conosciute e sistematizzate provengono, da un lato, dalle discipline orientali, dall’altro alle più recenti tecniche di mindfulness. Alcuni punti in comune riguardano, in particolar modo, il potere di:
- amplificare i sensi, permettendoci di focalizzare la vista, amplificare il tatto, acuire l’ascolto, l’olfatto, il gusto e la propriocezione;
- mettere a tacere il “rumore mentale” e aprire lo spazio all’ascolto interiore;
- collegarsi con il nostro corpo attraverso la respirazione, lo sforzo, il metabolismo e il riposo.
La passeggiata gestaltica è un tipo particolare di camminata consapevole, in cui la percezione diviene un elemento centrale per la messa in forma di necessità emergenti. Attraverso una metodologia, semplice e intuitiva, derivante dalla Gestalt Therapy, dall’insieme, apparentemente casuale, di percezioni, pensieri, emozioni e movimenti, iniziano a emerge gradualmente delle associazioni che definiscono una “gestalt”, ossia una figura, una specie di attrattore capace di dare senso ai posizionamenti dell’attenzione sull’ambiente, all’interno di una narrazione che rivelerà un bisogno espressivo. Da quel momento in poi si assisterà a fenomeni di sincronicità spontanea, ristrutturazioni cognitive, insight o veri e propri momenti di illuminazione. La sorpresa, il momento wow scaturisce dall’accorgersi di quanti pezzi di mondo parlano di noi! Un occhio esterno potrebbe scambiare tutto ciò per follia, penare che una fontanella, un cartellone pubblicitario, un turista che ci chiede un’informazione e uno stemma araldico ci vogliano comunicare qualcosa. Forse non sono loro a volerlo o non solo loro, siamo soprattutto noi che riusciamo a parlarci con maggiore autenticità.
Difficile riassumere la complessità della dinamica sottostante, per ora vi basti sapere che si rifà al modello del “ciclo dell’esperienza” della Gestalt Therapy.
Cammina focalizzando la tua attenzione sull’ambiente circostante e su come reagisci a ciò che percepisci.
Questa è la consegna principale che potrà sembrare banale, tuttavia ciò che differenzia l’ovvio dall’evidente è come si focalizza l’attenzione. Sembrerebbe un’attività che sperimentiamo tutti i giorni, in realtà non lo è perché quando camminiamo, il più delle volte, siamo parzialmente presenti. Il nostro corpo, in maniera adattiva, si muove senza chiamare in causa la consapevolezza mentale ad ogni suo passo e ci muoviamo in automatico in uno sfondo di certezze. Nel movimento il corpo si affida ala mente che ci guida verso un luogo, orientando e allineando percezioni, emozioni, pensieri e movimenti verso il raggiungimento della meta. Anche in assenza di meta, la nostra attenzione può comunque essere altrove, persa in pensieri associativi che ci portano nel passato o nel futuro. Come diceva Alberto Savinio, fratello del più famoso Giorgio De Chirico, spesso crediamo di andare avanti “quando il nostro illusorio avanzare è in verità un fabbricare passato.” E non è un caso che i surrealisti adorassero queste pratiche. Lo stesso André Breton scriveva: “il surrealismo si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale“.
L’obiettivo di questa pratica, a differenza dei surrealisti, non è favorire un’introspezione ermetica ma dare luogo a un’espressione comunicativa di un contenuto presente, una dichiarazione di una necessità, che possa ricongiungere materia e spirito, conscio e inconscio, sogno e veglia, cose e parole.
In breve, azzerando l’intenzionalità e l’esperienza pregressa possiamo restituire al “qui e ora” molti elementi di novità categorizzati come scontati, inutili e non pertinenti. Non si tratta di voler raggiungere il vero come dimensione assoluta, al contrario, si tratta di carpire verità parziali e profonde, il momento. Effetto collaterale di tale attività è quello di favorire l’uguaglianza totale di tutti gli esseri umani di fronte al messaggio subliminale, con la pretesa di allenare a un nuovo umanesimo, tra gioco e saggezza, con la consapevolezza di voler superare la crisi mettendo in crisi la consapevolezza, perché Psychopop è anche questo.
E ora fatevi due passi…