All’interno della Gestalt Therapy c’è una tecnica di esplorazione chiamata polarità.
Le polarità sono gli estremi opposti della stessa dimensione, come buono/cattivo, timido/estroverso, generoso/egoista, forte/debole.
Di solito, ognuno di noi si identifica di più con una delle dimensioni della polarità. Ad esempio: una persona può identificarsi con “l’essere buono”, o benevolo, e trovare molto difficile considerarsi cattivo, o invidioso. Oppure si identifica con l’essere una persona generosa e altruista e nascondere la sua parte egoista e calcolatrice.
Vediamo un esempio di lavoro con le “Polarità”.
Una paziente, che chiameremo Giada, inizia a parlarmi di quando da bambina, guardandosi allo specchio, si divertiva a cercare delle espressioni del viso gradevoli, rimanendo infastidita quando notava che la sua faccia appariva arrabbiata, forse per non riuscire sempre nell’intento. Giada, da bambina, reprimeva quella parte di sé stessa e tornava cercare il suo sorriso nello specchio. Questa mancanza di accettazione della rabbia di fronte alla frustrazione, come spesso accade, avveniva anche nella sua famiglia che disapprovava questo tipo di emozioni, perché negative.
Da lei ci si aspettava che fosse una brava ragazza, ossia che non causasse problemi, e che fosse “perfetta”.
Giada nella sua vita adulta ha continuato a indossare quel ruolo di “brava ragazza”, simpatica, amata del vicinato, l’amica che chiamavano quando qualcuno ha bisogno di aiuto, quella che non dice mai di “no” al lavoro… fin quando questo ruolo ha cominciato a pesarle, causandole, finalmente, dei problemi. Quando è venuta da me, soffriva perché sentiva di non riuscire a stabilire dei limiti, soprattutto nel suo lavoro e con il suo partner, provava molta ansia e non ce la faceva più.
Le ho proposto un lavoro sulle polarità, per aiutarla a permettersi di esplorare quella parte di lei che vedeva come “la sua parte oscura” e che invece, secondo me, nascondeva solo una luce che portava dentro. Quella rabbia, vista come come egoista e da evitare, era solo mal giudicata e non associata ai poteri positivi, di cui è portatrice. La rabbia, infatti, è una forza motrice utile nel posizionare i propri limiti, opponendosi alla forza altrui, e capace di creare quegli spazi in cui prendersi cura di sé e delle proprie modalità di sentirsi rispettata dagli altri. Per Giada, la polarità opposta di una brava ragazza era solo “quella che si arrabbia“, quella cattiva, quella sgradevole. Grazie a questo lavoro, Giada ha capito che non far piacere all’altro significava permettersi di piacersi e di accettare le proprie emozioni perché indici di necessità esistenziali.
Da quando iniziò a occuparsi di sé, l’ansia scomparve e migliorarono anche i rapporti di coppia e di lavoro.
In cosa l’esplorazione della Polarità, secondo la terapia gestaltica, è di aiuto.
L’obiettivo di lavorare con le polarità è riuscire a raggiungere l’integrazione.
Come nel caso di Giada, chiunque ha bisogno di difendersi e di porre dei limiti e, per questo, è necessario avere a disposizione e aver validato quella parte del carattere interno “che può arrabbiarsi”, che può porre dei limiti. Se, internamente, non ti permetti di essere in disaccordo o di arrabbiarti e ti colpevolizzi nell’esserlo, come potrai riuscire a chiedere un aumento di stipendio? Come farai a dire ai tuoi colleghi che vuoi andartene, quando il tuo orario di lavoro è terminato?
Certo, le polarità, essendo opposte, sono dissonanti e il loro conflitto può generare malessere, disagio, ansia, rimuginazioni e pensieri ossessivi… Questo avviene quando, dei due pensieri presenti contemporaneamente dentro di noi e diametralmente opposti, tendiamo a preferirne uno. In questi casi, ci identifichiamo con quella parte, associandola al bene, al giusto, al buono e al sensato, e colpevolizziamo l’altra, magari proiettandola sull’esterno, visto come ingiusto, cattivo, sbagliato e insensato. Quindi Giada, identificandosi con il suo lato da “brava ragazza”, portava comunque in sé anche l’altro lato che però non poteva assumere perché non lo riconosceva come suo o come possibile, e quindi lo rinnegava. Il lavoro di riconoscimento, accettazione e messa in gioco delle polarità, diviene possibile sospendendo il giudizio sulle parti rinnegate e colpevolizzate, in modo da farle venire fuori, in maniera meno spaventosa. In questo modo, attraverso l’espressività, la tecnica delle polarità mira a rappresentare pensieri, impulsi, emozioni e sensazioni contrastanti, per poi integrarli attraverso opportuni metodi psicologici.
Personalmente utilizzo il lavoro con le polarità in chiave gestaltica, avvalendomi anche degli archetipi junghiani e di altre forme metaforiche e simboliche.
Un esempio è l’imminente WORKSHOP SULLE POLARITA’ ARCHETIPICHE ARIETE – BILANCIA in cui, in collaborazione con l’astrologo Marco Crivellaro, utilizzeremo i segni e i pianeti zodiacali per aiutare i partecipanti a:
- Prendere coscienza del valore di due polarità zodiacali, che coesistono in tutte le personalità perché archetipiche.
- Ripristinare il contatto con queste due polarità, in modo tale che esse vengano integrate nella propria coscienza, come è successo ad Giada.
- Farle dialogare all’interno di una contrapposizione non violenta, in modo che ognuno mostri la sua modalità complementare di proteggere e valorizzare la persona.
- Giungere a una integrazione di queste forme di coscienza, permettendo alla persona uno stato di benessere, la possibilità di prendere decisioni più responsabili e quindi esercitare maggiore controllo sul proprio comportamento.
Vuoi partecipare ad un workshop di Astrodramma sulle polarità Ariete – Bilancia?
Contattami pure per riservare direttamente il tuo posto nel gruppo che si incontrerà domenica 28 maggio dalle 15:00 alle 18:00, a Milano, in via Segantini 69.
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