Abbiamo nove tipi di fame. Sì! Nove!
È stata la dottoressa Jan Chozen Bays, un pediatra, maestra Zen e abate del Great Vow Zen Monastery in Oregon (USA), a fare questa scoperta, mentre conduceva i suoi seminari di alimentazione consapevole, con bambini vittime di abuso. Attraverso differenti esercizi su come concentrare tutta l’attenzione nel momento del pasto, la dottoressa Bays ha evidenziato nove strade che canalizzano i messaggi provenienti dal corpo e dalla mente. Come stimolo di partenza ci invita a provare su noi stessi, mangiando una piccola quantità di cibo e gustandolo, seguendo le modalità della Mindfulness, pratica di meditazione sviluppata a partire dai precetti del buddismo soprattutto grazie al contributo di Jon Kabat-Zinn.
Se vuoi farne esperienza, puoi provare utilizzando un grande classico della Mindfulness, quello della meditazione con il chicco di uvetta. Qui di seguito trovi una traccia audio di 9 minuti circa, che ti permetterà di contattare bene le prime cinque fami (5), le fami dei nostri organi di senso, per antonomasia, aprendo le porte alle fami interiori.
Finito l’esercizio di Mindfulness, la dottoressa Bays ci invita ad andare oltre la sensazione di fame dei cinque organi di senso, per contattare la sesta fame quella dello stomaco.
Dopo che hai deglutito, rimani in contatto con il sapore che resta nella tua bocca e ascolta quanto il tuo stomaco è soddisfatto di ciò che ha appena mangiato. Per ascoltare la fame dello stomaco (6), si tratta di utilizzare il classico senso della fame, quello che a volte si manifesta con il brontolio della pancia. Ascolta se il tuo stomaco ne vuole ancora, di questo cibo, o se ne ha abbastanza. Utilizza l’interocezione, ossia la percezione delle informazioni “interne”, quella che, nei momenti di grande fame, scatena la sensazione di buco allo stomaco, ad esempio, o di un qualcosa che sembra mangiarci dal di dentro, e che ci chiede di essere nutrito. Cosa sta dicendo la tua fame dello stomaco ora?
Bene, ora passiamo alla settima fame, la fame cellulare (7). Per entrarci in contatto, la tua percezione deve farsi più fine, perché si tratta di ascoltare i singoli organi e tessuti. Domandati in che modo le cellule del tuo corpo stanno ricevendo il cibo che hai appena mangiato e quanto ne avevano bisogno. Il corpo è come una macchina, ci avvisa attraverso differenti “spie” e indicatori, di come, quando, quanto e cosa. La fame cellulare è quella che sazia fami specifiche, è quella che ci fa gustare l’acqua come se fosse la cosa più buona del mondo, proprio perché eravamo a secco in quel momento. E lo stesso può avvenire con un’insalata che alleggerisce l’ingolfamento, con gli alimenti proteici che danno massa e struttura, quelli vitaminici, che danno energia e potenza, e via dicendo. Cosa sta dicendo la tua fame cellulare, rispetto a ciò che hai mangiato ora?
L’ottava fame, è la fame della mente (8). Ascolta quello che la tua mente dice sul cibo che hai appena mangiato, come lo giudica. L’alimento che hai mangiato ha delle proprietà che la tua mente conosce e, sicuramente, ha già avviato un discorso interiore che spesso inizia con “devo” o “non devo”. Questa fame è la stessa che ti dice “dovresti mangiare meno dolci” oppure “troppe uova fanno aumentare il colesterolo” oppure “sei stato proprio bravo oggi, un bel gelato non te lo toglie nessuno”. Cosa sta dicendo la tua fame della mente ora, rispetto a ciò che hai mangiato?
La nona è la fame del cuore (9). Prenditi un momento per assaporare l’emozione di ciò che hai mangiato. Lascia emergere quel sentimento di intimità e connessione con te stess@ e ascolta il ringraziamento che sta arrivando dal tuo cuore in questo momento. Alcuni cibi, a volte, toccano qualche corda sensibile, una specie di tasto interiore, che ci allieta il cuore. Ci sentiamo accolti, confortati, ci ricordiamo momenti felici o sensazioni appaganti, iniziamo a viaggiare nella memoria. Questi sono i cibi del cuore, chiamati anche “cibi di conforto“. Questa esperienza è la stessa che Proust descriveva nella sua opera “Alla ricerca del tempo perduto” (dal minuto 1:40), mentre mangiava delle Madeleines, che gli parlavano di sua nonna. E a te, cosa sta dicendo la fame del cuore in questo momento?
La Mindful Eating, e i suoi esercizi di degustazione, richiedono pratica. Per questo ti invito a ripetere questa sequenza con altri cibi, familiari o meno, dando un valore a ogni singola fame, da 1 a 10. Prenditi il tempo per valutare separatamente i nove tipi di fame e per ascoltare quali nuove consapevolezze emergono rispetto al cibo in questione e al rapporto che hai con il cibo in generale in questo periodo.
Nel tempo, svilupperai un’abilità e una dimestichezza che rinnoveranno ed equilibreranno la tua dieta, nel senso originario di “modo di vivere”, aumentando il piacere per le qualità del tuo appetito, oltre che per la quantità. Questo è lo scopo della Mindful Eating, nutrire il tuo corpo, la tua mente e il tuo cuore, in modo da poterti dare ciò di cui hai realmente bisogno ed evitando di assumere deludenti e svalutanti surrogati.
PS
Se gli altri ti stanno guardando, dì loro che stai mangiando consapevolmente, e se vuoi rassicurarti ulteriormente, dì pure che l’hai letto su Psychopop!