Onorato di ritrovarvi in questo Blog,
oggi vi propongo un piccolo approfondimento del tema che trovate nella presentazione del sito “psychopop.net” e nel testo dedicato alla spiegazione del progetto psicosociale sottostante.
Con il termine psicologia popolare si intende, genericamente, tutta una serie di concetti e di teorie che trovano credito tra la popolazione. A livello accademico, invece, questa rete tentacolare di fonti quotidiane sul comportamento umano viene spesso catalogata in almeno tre modi:
- Come un prodotto psicologico, valido, efficace, pragmatico e identificato con alcuni strumenti professionali destinati al grande pubblico e all’interno di contesti specifici. Metodologie, test, procedure, validazioni, utilizzate sia nel mondo del lavoro che all’interno di servizi sociali.
- Come un tipo di cultura psicologica molto semplicistica, approssimativa e banalizzante, che fa uso di concetti psicologici fraintesi o male interpretati, quindi né provati empiricamente e né sostenuti da solide basi teoriche, applicati a qualsiasi contesto, secondo le mode del momento. In quest’ottica, i “pop psychologist” sono quegli autori, consulenti, docenti e animatori ampiamente identificati come psicologi dalla massa, perché vengono percepiti in quel modo o perché si sono promossi in tal senso, ma non certo a causa delle loro credenziali accademiche o dei loro riconoscimenti sul campo.
- Come un approccio specifico alla psicologia, quello del movimento del potenziale umano, MPH o HPM (Human Potential Movement), sorto negli Stati Uniti introno agli anni ’50 e ’60. L’obiettivo di questa corrente di pensiero è quello di promuove lo sviluppo di competenze, psicologiche e spirituali, come strumento per migliorare la qualità della vita.
Ora, partendo dalla consapevolezza dell’esistenza di queste varianti interpretative, l’idea del progetto psychopop è proprio quella di offrirsi come catalizzatore di queste tre premesse, cercando di influire in maniera determinante sullo sviluppo teorico, metodologico e applicativo dei processi mentali, affettivi e somatici di tutti gli esseri viventi. Questo il primo principio “pop”, ossia, l’orizzontalità spaziale dell’inclusione sociale. Il secondo è invece legato ad una dimensione di valore, ossia, alla volontà di rendere il mondo un posto migliore in cui vivere, promuovendo cambi sociali positivi, proprio attraverso il miglioramento del potenziale dei suoi abitanti.
Precedenti
Il primo riferimento ideale a cui faccio riferimento è, senza dubbio, l’Istituto Esalen. Questo meraviglioso centro sulla costa Big Sur in Californiana nasce nel 1962, da un’idea di Michael Murphy e Dick Price di creare un luogo di ritiro spirituale e di istruzione psicologica. Questo vero e proprio movimento affonda le sue radici concettuali nell’esistenzialismo e nella psicologia detta della “terza via”, e ha coinvolto numerose personalità di spicco quali Aldous Huxley, Gregory Bateson, Fritz Perls, Abraham Maslow, Carl Rogers, Virginia Satir, BF Skinner, Ida Rolf, Stanislav Grof e persino Jaon Baez. Al giorno d’oggi, l’Istituto Esalen continua ad offrire laboratori di psicologia umanistica, di benessere psicofisico e di consapevolezza spirituale, occupandosi anche di permacultura e sostenibilità ecologica. L’ambiguità dell’esperienza di Esalen e dell’MPH, in generale, sta nel fatto che alcuni da alcuni la considerano un esempio di psicologia umanista mentre da altri la considerano un semplice fenomeno New Age, privo di pragmatismo e di empirismo metodologico.
E oggi?
Nonostante gli scenari futuri, spesso apocalittici, che descrivono la realtà sociale post-moderna come inevitabilmente schiacciata tra multinazionali e terrorismo, esistono numerose isole nella rete, frutto di esperienze comunitarie e iniziative personali, dove è possibile vivere l’utopia di una società basata sulla solidarietà, la cooperazione e l’ecologia. Allo stesso modo PsychoPop si propone come spazio multidisciplinare online non elitario per la promozione del benessere psicologico della società contemporanea. Una specie di non-luogo dove poter transitare per accedere al proprio benessere prendendo consapevolezza e dando dignità al proprio piacere: il piacere dell’impulso vitale e di una continua possibilità di nascita.
Come diceva Blaise Pascal – “La gente arriva a credere non sulla base di prove, ma in base a quello che trova attraente” e David Hume affermava che – “La bellezza degli oggetti risiede unicamente nella mente di chi li guarda“, allora anche il soggettivismo estetico diviene una modalità per sondare l’animo umano. Introduco questo tema, perché una delle chiavi di lettura del progetto “PsychoPop” è proprio questa, includere ciò che piace alla gente come elemento emergente di una verità personale che può essere resa autentica depurandola dai condizionamenti sociali e dalle contaminazioni mediatiche, per quanto possibile, e riavvicinandola all’individuo proprio grazie all’uso professionale della psicologia.
Vi piace l’idea? Beh, appropriatevene, condividetela e rendetela reale ricordando che, se avete bisogno di aiuto, io sono qui per questo….