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Secondo la TRECCANI, la parola “polarità” significa:

  • 1. f. Fisica. Proprietà di un ente (per es. di una cellula, di un corpo elettrizzato, ecc.), che può derivare da particolari relazioni (di simmetria, di antitesi, ecc.) con altri enti, di accumularsi ai poli opposti di un corpo e di polarizzarsi.
  • 2. f. Letteratura. L’essere opposto, l’essere in antitesi.

A livello etimologico, “polo” deriva dal greco POLEO, “volgo” o “giro” e PELO, “mi muovo”, presente anche nel greco POLOS, in latino POLUS, le “estremità dell’asse di rotazione di una ruota”.  La stessa radice si trova nel termine “puleggia”, disco che girando intorno a un perno trasmettere il moto attraverso cinghie, catene e funi. Tornando al termine “polo”, con il tempo venne utilizzato per definire i punti estremi di qualsiasi cosa che girasse attorno a un asse di rotazione. Un esempio, in una sfera, sono i poli nord e sud o il polo positivo e negativo di un campo magnetico. Forse fu proprio questo significato, di valore opposto che, unito a quello di distanza estrema, aggiunse alle parole “polo” e “polarità” quel senso di forza opposta o direzione contraria.


Polarità Blog 02

Tutto questo preambolo per dire che, nella Gestalt Therapy, questo concetto viene utilizzato per identificare una della modalità attraverso cui gli esseri umani interpretano la realtà esterna e interna.  Qualità fisiche del mondo esterno, come caldo e freddo, luce e ombra, vicino e lontano, e qualità psicologiche come buono e cattivo, felice e triste, giusto e sbagliato, normale e anormale, e via dicendo. Queste definizioni che ci aiutano a stabilizzare l’esistenza all’interno di categorie da poter ritrovare o ricreare, grazie alle nostre capacità di adattamento e di ingegno. Perfetto: dov’è il problema?

Il problema sorge, sempre secondo la Gestalt Therapy, quando una delle polarità inizia a pensarsi migliore dell’altra, arrogandosi il diritto di avere sempre ragione, di poter dominare l’altra e di eliminarla, in caso continui a creare problemi. Tornando a quell’asse di rotazione, è come se una delle due ruote scomparisse o si fermasse e iniziassimo a girare in tondo, continuando a confermare sempre le nostre opinioni dell’unica ruota che gira. Questa modalità polarizzata, in cui è presente un centro esclusivo di interesse, ha lo scopo di proteggerci, allontanando l’imprevedibile, l’irrazionale, il caotico, giudicato potenzialmente pericoloso, e in parte ci riesce. La parte mancante, di questa zona di comfort, riguarda l’apertura alla novità, all’apprendimento, al rischio che include la possibilità di trovare una nuova soluzione, un nuovo accordo con l’altra polarità, un’integrazione in grado di liberarci, seppur momentaneamente, dal dolore. Quando le polarità iniziano a giudicarsi, a guardarsi con sospetto e a cercare di prevalere, l’una sull’altra, perdono l’asse di rotazione, quel dialogo imprescindibile che permette di autoregolare il movimento vitale.

  • Cosa succederebbe se cercassimo l’inspirazione denigrando l’espirazione? Esploderemmo!
  • Cosa succederebbe se cercassimo l’espirazione denigrando l’inspirazione? Imploderemmo!
  • Cosa succederebbe se cercassimo di fermare questo dialogo polmonare? Soffocheremmo!

Quando le polarità perdono la loro relazione, perdono la possibilità di seguire l’asse nella sua rotazione, perdendo la loro forza, il loro potere, il loro contributo nel generare energia. In psicologia avviene lo stesso, ad esempio, quando rinneghiamo uno stato emotivo, magari negativo, ricercando solo stati positivi. Il non poter stare male diventa la fonte del male. Oppure quando ci ostiniamo a voler piacere a tutti, smettiamo di piacere a noi stessi e, molto spesso, agli altri.  Non siamo solo buoni, solo bravi, solo giusti, siamo anche cattivi, stupidi e fallaci, è proprio accettando una polarità rinnegata che, paradossalmente, ce ne tiriamo fuori, anche se poi potremmo ricadere, ma con una diversa consapevolezza, avendo appreso qualcosa da quell’errore benedetto, necessario, vitale.

L’equivoco è maledettamente facile, perché rinnegare un polo e perdere la rotazione, non sempre risulta palesemente sconveniente per la persona, anzi. Molto spesso le certezze, la rigidità, la durezza, l’essere tutti di un pezzo, sono elementi rassicuranti. L’occasione di una nuova integrazione si propone con forza solo quando la modalità dominante non riescono a ottenere risultati piacevoli o efficaci. Certo, si può sempre dare la colpa al cattivo di turno, come dire “arrivati sul fondo si può sempre iniziare a scavare”, e il duro si fa’ più duro accusando il molle…

  • Ma perché dare a questi aggettivi una connotazione sempre negativa?

Facciamo un passo indietro. A livello logico, le polarità rappresentano delle differenze che, in quanto tali, danno delle informazioni. Le neuroscienze, ad esempio, ci dicono che l’attivazione neuronale è dovuta a una differenza di potenziale che, quando supera una certa soglia, genera una scarica. Questo avviene, ad esempio, quando, a livello percettivo, la differenza cromatica provocata di una linea scura, su uno sfondo chiaro, attiva i nostri recettori visivi. In quel caso, come dice Gregory Bateson nel suo magnifico libro “Mente e natura” (1984), si genera un’informazione che non è altro che “una differenza che fa la differenza”.

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Il tatto è uno dei sensi più primitivi e più semplici e fornisce un facile esempio per illustrare che cos’è l’informazione sensoriale. In una lezione o in una conferenza, di solito faccio sulla lavagna un punto ben marcato col gessetto, premendolo forte contro la superficie in modo da dare al segno un certo spessore. Ora sulla lavagna c’è qualcosa di abbastanza simile alla gobba nella strada. Se poso il polpastrello – zona di grande sensibilità tattile – perpendicolarmente sul punto bianco, non lo sento; ma se sposto il dito orizzontalmente sopra il segno, la differenza di livello è molto evidente. So esattamente dov’è il bordo del punto, quanto è spesso e così via.

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Tornando alla Gestalt Therapy, il suo padre fondatore, Fritz Perls, dice la stessa cosa quando afferma che gli opposti esistono per differenziazione di “qualcosa di indifferenziato“. Perls parla del “punto zero” come di una realtà oggettiva che tuttavia si trova sempre nel mezzo di una differenza soggettiva, per cui completamente oggettiva non lo sarà mai. Per questo è importante conoscere e non rinnegare i nostri poli, perché esplicitano le differenze attraverso cui diamo forma alla realtà, fanno emergere una figura, Gestalt in tedesco, da uno sfondo, ci offrono delle chiavi di interpretazione incredibili e utilissime, ma non per forza uniche o più vere di altre. In questo processo, è importante sapere che le caratteristiche percettive della nostra specie, a livello biologico, e i nostri condizionamenti culturali, a livello psicologico, selezionano le informazioni smistandole come rilevanti o irrilevanti, piacevoli o spiacevoli. Ciò che appare “vero” o “falso”, “giusto” e o “sbagliato” è sempre il frutto di una differenza che fa la differenza, per dirla alla Bateson, o di una personale integrazione degli opposti in un punto zero, per dirla alla Perls. Come se non bastasse, questo punto “0” non è fisso, non corrisponde alla media e può variare in base alle condizioni del cosiddetto “qui e ora” della persona. Il punto “0” della respirazione, per tornare all’esempio precedente, è la modalità che permette di soddisfare al meglio il fabbisogno di ossigeno presente in quel momento. Se corro, sarà alto, se riposo sarà basso, il tutto è in dialogo con le parti, al di là di qualsiasi assolutismo. Una mano non è una mano aperta, diceva Perls, e una mano non è una mano chiusa, una mano è capace di prendere e lasciare, di “contatto” e di “ritiro” del contatto.

Concludo parlando di pace, simbolo di integrazione, di buon accordo e di concordia, di quiete, di assenza anche momentanea di dolore fisico o morale, di tranquillità o serenità spirituale, di calma diffusa e riposante. Una vita in pace è una vita dialogante che permette la convivenza di due pensieri, in geco “dia-logos2. Nella vita non ci sarà mai pace se regnerà lo scontro tra polarità, tra portatori del bene e rappresentati del male, tra carnefici e vittime. Saper accogliere e ascoltare le differenze, ritrovarle in noi, significa trovare nuovi punti “0” portatori di un nuovi equilibri. Questo è il principio di  autoregolazione organismica tanto caro alla Gestalt Therapy, un dialogo che ascolta, riconosce e accoglie le polarità dell’individuo e della società di cui è parte, trovando nuovi accordi, quindi non a caso o in qualsiasi modo. Ogni concetto fermo, ogni sicurezza, dogma, regola, legge, è il prodotto di una stabilizzazione di una differenza che ha efficacia momentanea, fin quando serve. Siamo circuiti generativi e rigenerativi, autopoietici, che cambiano mantenendo una loro unità, grazie all’interazione tra le parti. Il vero, il giusto, come entità superiore, è parte di una storia che ci raccontiamo e che evolve nel tempo. Il caos, l’irrazionale, il male, non scomparirà mai dalla faccia della terra, soprattutto se continuiamo ad assolverci da ogni peccato. Le parti del tutto, i fatti, ci chiedono solo di essere integrate e non disintegrate, all’interno di una nuova opinione. Certo la vita è complessa, come un frattale di Mandelbrot, bisogna saper espandere il nostro concetto di bello, aprendosi alla meraviglia che ci circonda.

Cosa ne pensi dell’articolo?

Lungo? Può darsi, sicuramente lo è rispetto a un “post” però è corto rispetto a un libro. Oggi tutto sembra breve, short, smart, fast, easy e non so se sia un bene o un male. Come psicologo esploro la complessità cercando di trovare delle modalità che la rendano utile e nutriente per i miei clienti e pazienti.  In questo non mi sento molto diverso da uno specialista che, lavorando sull’hardware, aiuta le persone a trovare il proprio software, quello più adatto alle loro esigenze del momento.

Se senti di aver bisogno di un aggiornamento, pulizia o deframmentazione del tuo sistema operativo esistenziale, non esitare a contattarmi.  🙂

 

Per chi comprende l’inglese e volesse avvicinarsi subito alla scoperta di eventuali parti opposte non integrate,  ho trovato questo interessante esercizio online: The Gestalt Adventure