Secondo la TRECCANI, la parola “polarità” significa:
- 1. f. Fisica. Proprietà di un ente (per es. di una cellula, di un corpo elettrizzato, ecc.), che può derivare da particolari relazioni (di simmetria, di antitesi, ecc.) con altri enti, di accumularsi ai poli opposti di un corpo e di polarizzarsi.
- 2. f. Letteratura. L’essere opposto, l’essere in antitesi.
A livello etimologico, “polo” deriva dal latino polus e questo dal greco πόλος [poli]. La sua radice è PELO, cioè “mi muovo” che, a sua volta, deriva da KVELO “correre” (da non confondere con “quello” di Corrado Guzzanti. Il termine polo, inizialmente, veniva utilizzato per chiamare “l’asse di rotazione” di una sfera o di una ruota, più tardi la parola venne associata ai punti estremi di qualsiasi cosa che ruoti attorno a un asse, come la terra o un magnete. L’ultimo passaggio di senso fu quello di associarla a tutto ciò che ha parti opposte o direzioni opposte.
Tutto questo preambolo per dire che, nella Gestalt Therapy, il concetto di polarità viene utilizzato per identificare la modalità che gli esseri umani utilizzano per percepire, comprendere e utilizzare il mondo circostante per soddisfare i propri bisogni fisiologici, relazionali ed esistenziali. Queste modalità divengono ostacoli quando il centro, contenuto tra i due poli, perde la sua capacità di spostarsi lungo l’asse, smette di essere in dialogo con i poli, prendendo la sua posizione come realtà unica possibile. Il ruotare sempre nello stesso punto non è nocivo di per sé, lo diventa quando la rotazione in quel punto non risulta più adattiva, ossia non riesce a rispondere efficacemente alle necessità della persona nel suo ambiente. In questo caso si parla di una mancanza di integrazione delle polarità nel tutto.
Facciamo un passo indietro. A livello logico, le polarità rappresentano delle differenze che, in quanto tali, danno delle informazioni. A livello di attivazione neuronale, ad esempio, la differenza di potenziale, quando supera una certa soglia, genera un potenziale di scarica. A un livello percettivo, la visione di un segno su un muro avviene grazie alla differenza cromatica tra la linea e lo sfondo. Pertanto, come dice Gregory Bateson, tutte le informazioni non sono altro che “una differenza che fa la differenza”..
All’interno del suo meraviglioso libro “Mente e natura” (1984), Bateson ci descrive questo processo con una semplicità disarmante.
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Il tatto è uno dei sensi più primitivi e più semplici e fornisce un facile esempio per illustrare che cos’è l’informazione sensoriale. In una lezione o in una conferenza, di solito faccio sulla lavagna un punto ben marcato col gessetto, premendolo forte contro la superficie in modo da dare al segno un certo spessore. Ora sulla lavagna c’è qualcosa di abbastanza simile alla gobba nella strada. Se poso il polpastrello – zona di grande sensibilità tattile – perpendicolarmente sul punto bianco, non lo sento; ma se sposto il dito orizzontalmente sopra il segno, la differenza di livello è molto evidente. So esattamente dov’è il bordo del punto, quanto è spesso e così via.
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Fritz Perls, illustre rappresentante della Gestalt Therapy, dice la stessa cosa quando afferma che gli opposti esistono per differenziazione di “qualcosa di indifferenziato” che inizia a differenziarsi in un cosiddetto punto zero, “0“. Il dato oggettivo, quindi, si trova sempre nel mezzo di una differenza soggettiva. Questi margini, o poli, in linea di massima cono gli stessi all’interno della stessa specie, tuttavia ci sono sempre dei margini di variazione percettiva. In generale, quindi, il “vero”, il “giusto”, e quindi il “falso” e lo “sbagliato” sono sempre il frutto di un’integrazione personale degli opposti in un punto zero. Questo punto “0” può variare in base alle condizioni del cosiddetto “qui e ora” della persona e dei condizionamenti del “lì e allora”, ossia dell’esperienza pregressa, storica e culturale.
Allo stesso modo, la nostra esperienza è un ciclo, un continuo percepire, differenziare e integrare, che a volte sembra statico perché rapidamente associato a opinioni pregresse. L’opinione sulla potabilità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa mi permetterà di bere evitando di doverla analizzare ogni volta. Lo stesso accada con le idee che abbiamo su noi stessi e sul mondo. Allo stesso tempo, come diceva il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, l’essere umano non potrà mai fare esperienza della Verità, del principio assoluto di realtà, che resterà sempre coperto dal velo di Maya, dall’illusione delle nostre percezioni. Per questo nella vita non c’è mai pace, o meglio, la pace c’è quando è dinamica, quando c’è ascolto delle differenze e ricerca di equilibrio, possibile grazie all’autoregolazione organismica dell’individuo e della società di cui è parte. Ogni concetto fermo, ogni sicurezza, dogma, regola, legge, è il prodotto di una differenza tra due elementi cognitivi, ciascuno dei quali è il prodotto di un’altra differenza emotiva, frutto di una differenza percettiva, influenzata dalle altre, e così via. Siamo circuiti generativi e rigenerativi, portatori di processi e di risultati non molto lontani dai quelli espressi dalla geometria frattale di Mandelbrot.
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Il nostro mondo interiore è molto intricato e non è necessario guardarlo, non tutti devono essere psicologi! Come psicologo questo è il mio pane quotidiano, la cui complessità può far girare la testa e appesantirla. Per questo il paziente non è tenuto ad inoltrarsi nell’hardware, può limitarsi a interagire con un software semplificato che gli permetta di tornare a vivere l’evidenza delle sue percezioni esterne, in maniera responsabile e senza sensi di colpa. Ciò che esiste è ciò che percepiamo e non ci sono emozioni buone o cattive, il problema è cosa ne facciamo. Tornare a integrare il corpo-mente ci offre uno strumento potente in tal senso.
Se ti interessa, non esitare a contattarmi. 🙂
Per chi vuole dilettarsi da subito con questa materia, e comprende l’inglese, ho trovato questo esercizio interessante per permette di avvicinarci alle parti opposte che non riusciamo a integrare. Vediamo cosa ne pensi…